Quanto corriamo sul filo della Banda Larga?

Al di là del nome, al centro tutt’oggi di vari dibattiti sul vero significato della parola, il tema “banda larga” ha ormai conquistato tutte le nostre case. Nell’accezione comune significa “connessione ad alta velocità” (Superiore ai 20 Mbit/sec). La diffusione della banda larga è una stima del livello di sviluppo di un paese; consente infatti di aumentare la produttività delle aziende, indispensabile per attività quali teleconferenze, videochiamate, telelavoro, telemedicina, IPTV (Contenuti audiovisivi diffusi attraverso la rete), o all’avvio di attività a distanza.

L’Italia, per favorire lo sviluppo economico, aveva stanziato circa 763 milioni di euro per portare, entro il 2012, la banda larga in tutte le case della penisola. Il progetto ideato dall’allora vice ministro allo sviluppo economico Paolo Romani era troppo bello per essere attuato entro i tempi previsti, viene infatti bloccato nel Novembre del 2009. «Gli 800 milioni per il progetto Romani non ci sono più, la crisi ci spinge a riconsiderare le nostre priorità» afferma il vicepresidente del consiglio Gianni Letta.

Ma quale è adesso la situazione in Italia?

Di tutte le famiglie italiane, secondo una stima condotta dall’Osservatorio Banda Larga di Between, più del 40 % non dispone della connessione veloce, e addirittura il 12 % non dispone neanche dei 2 Mbit/sec, considerati la soglia minima per un paese moderno. Percentuali più alte d’Europa.

In Italia il problema si presenta però diviso per regioni: mentre nei grossi centri abitati come Roma ne abbiamo una grande diffusione, nelle campagne limitrofe di alta velocità e tariffe flat neanche a parlarne. Queste grandi divergenze territoriali prendono il nome di digital divide.

Il fenomeno non coinvolge solo il mezzogiorno: Le regioni più sviluppate sono infatti la Puglia, Lazio, Campania, Lombardia e Marche, e anche in queste regioni vi sono grandi differenze tra grossi centri, come Roma o Milano, e il contado.

Quali sono i guadagni che porta la lotta al digital divide?

Come detto la diffusione della banda larga è un indice di sviluppo economico, l’hanno capito bene paesi come la Finlandia, che da più di un anno offre a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, un minimo di 1 Mbit/sec, limite che diventerà addirittura di 100Mbit/sec entro il 2015. Difficile fare un paragone con la disastrata situazione italiana.

In Italia un modello del genere sarebbe improponibile, non per problemi geografici, ma per la totale mancanza di conoscenza del problema. La maggioranza delle famiglie italiane non reputa internet necessario allo sviluppo del paese, e il governo non considera i soldi utilizzati per diffondere l’alta velocità di connessione come investimenti, ma come inutili spese.

Basti pensare che, sempre secondo una stima condotta dall’Osservatorio Banda Larga di Between, per ogni euro investito nella lotta al digital divide ne tornano quattro nelle casse dello stato.

Poi si parla di finanziaria…