Copyright o pirati?

“Certo, all’autore di un’opera letteraria, di una musica o di un film non piace che qualcuno se la scarichi da internet senza pagare una lira… però dobbiamo entrare nell’ordine di idee che questi nuovi strumenti cambiano anche il modo in cui si è remunerati per questo tipo di attività” (Stefano Rodotà, Garante della privacy)

Chi sono i pirati informatici?

È un pirata informatico chi scarica da internet contenuti protetti da copyright, illegalmente, rischiando di essere sottoposto a multe salatissime (a partire da 152 € fino a 1032 €).

Cosa vuol dire veramente copyright?

Quante volte ci troviamo davanti alle emblematiche parole “Tutti i diritti riservati”? Dietro i cd, nelle prime pagine dei libri, nei DVD, sulle riviste, persino su alcune pagine web.

Copyright è un patto stretto tra i cittadini e l’autore di un’opera; i cittadini alienano i diritti di vendere, modificare e sviluppare l’opera per un determinato periodo di tempo (in origine meno di 30 anni), durante il quale l’autore può trarre un vantaggio economico che gli consenta di produrre nuove opere (come potrebbe un autore vendere la propria creazione quando ne sono disponibili copie gratuite online?)

La pirateria informatica lotta contro i diritti d’autore. Perché?

Quando le aziende si sostituiscono agli autori, cambiano gli interessi. Copyright non deve più garantire i diritti ad un autore, ma ad una azienda, che ha come interesse arricchirsi, alle spalle di tutto e tutti.

Nato per promuovere il progresso, copyright si trasforma…

Adesso, infatti, perché un opera possa diventare patrimonio libero dell’umanità, accessibile, copiabile e modificabile da tutti, occorre aspettare “soltanto” 120 anni dalla sua pubblicazione. Non basta una vita intera, i diritti d’autore durano più di un secolo.

Volete sapere come si è arrivati fino a 120 anni, partendo da meno di 30? Avreste ragione…

… Siamo nel 1998, alla vigilia del 70 compleanno di Topolino, quando Mickey Mouse si apprestava a diventare patrimonio libero dell’umanità (Chiunque avrebbe potuto pubblicare una propria pellicola con Topolino come protagonista senza pagare nulla alla Walt Disney). Ecco promossa di tutta fretta la “Sonny Bono Copyright Term Extension Act” (Nota anche come “Mickey Mouse Copyright Extension Act”), una legge che dilata la durata dei diritti di autore dai 70 ai 90 anni.

Ma neanche questo obbiettivo è riuscito a saziare la sete d’oro delle grandi case cinematografiche Hollywoodiane, che hanno provveduto ad esercitare la loro influenza sul parlamento statunitense per estendere la durata del copyright fino a 120 anni.

La conseguenza?

La canzone “Happy birthday to you”, pubblicata nel 1935, ancora oggi frutta all’azienda Warner/Chappell Music, detentrice dei diritti di autore fino al 2030, circa 2.000.000 di dollari annui. L’ultima delle sorelle Hill, autrici della celebre canzoncina, è morta nel 1946.

Chi è il criminale: il pirata che scarica illegalmente il semplice motivetto per le feste di compleanno, o l’azienda che sottrae, senza offrire alcun servizio, 2.000.000 di dollari annui ai cittadini?

Le lotte dei pirati vanno avanti da moltissimo tempo, capitanate dal celebre hacker Richard Mattew Stallman, programmatore e fondatore della Free Software Foundation e del GNU System, la base del sistema operativo GNU/Linux (Il sistema operativo gratuito, più veloce e più sicuro).

Programmatore dal 1960 nel Massachusetts institute of Technology, Stallman ha dedicato la vita a lottare contro i diritti d’autore, specialmente in campo informatico, e ha inventato l’etica del software libero e open source.

Copyleft, o permesso d’autore, è la risposta dei pirati a copyright. Una licenza copyleft, come Creative Commons (http://creativecommons.org), permette a qualunque utente di sfruttare, regalare, modificare, o curiosare nel codice sorgente dell’opera. E spesso queste opere gratuite e libere, proprio perché sviluppate da moltissimi utenti contemporaneamente, superano di qualità le “opere” commerciali. Un esempio?

Linux, meno conosciuto, ma sicuramente migliore sotto tutti i punti di vista di Windows, ha subito uno sviluppo vertiginoso, tanto che al giorno d’oggi ne esistono più di mille versioni differenti, tutte molto valide e utili per i più stravaganti usi.

La lotta dei pirati (chi di voi non ha mai scaricato da internet materiale protetto da copyright?) è destinata a vincere, perché è l’unica rivoluzione che si può compiere seduti su una sedia difronte ad uno schermo.

8 Gennaio, 1986. Un misterioso pirata pubblica sul web il Manifesto hacker. Il mantra dei pirati informatici:

Io sono un hacker: entrate nel mio mondo.

Avete mai guardato cosa c’è dietro gli occhi di un hacker, voi con la vostra mente pretecnologica e la vostra psicologia da due soldi?

Vi siete mai chiesti quali sono le forze che danno forma alla mia vita?

Ora questo mondo è nostro, ed è il mondo degli elettroni e dei circuiti, dominato dalla bellezza delle reti.

Noi esploriamo le frontiere della conoscenza e voi ci chiamate criminali.

Siamo una comunità che esiste a dispetto delle differenze razziali, della nazionalità e delle religioni, e voi continuate a chiamarci criminali. Siete voi quelli che costruiscono bombe atomiche, che dichiarano guerra ad altri Paesi, siete voi che uccidete, imbrogliate, ci mentite e provate a convincerci che lo fate per il nostro bene, ma alla fine i criminali siamo noi.

Si, io sono un criminale, e il mio crimine è la curiosità.

Il mio crimine è quello di giudicare le persone per quello che dicono e pensano, e non per le loro apparenze.

Il mio crimine è quello di essere più intelligente di voi, e questo non me lo perdonerete mai.

Io sono un hacker, e questo è il mio manifesto,

Potete fermarci individualmente, ma non potrete mai fermarci tutti.

”.